Gian Biagio FURIOZZI, Da Garibaldi a Capitini, Morlacchi Editore

Gian Biagio FURIOZZI, Da Garibaldi a Capitini, Morlacchi Editore, Perugia, 2019, pp. 177, € 15

Il volume in esame raccoglie quattordici saggi scritti dall’autore, professore ordinario di storia contemporanea, incentrati su alcuni personaggi protagonisti della storia italiana dall’Unità al secondo dopoguerra, in gran parte socialisti delle più varie tendenze. Attraverso l’analisi dei loro scritti e del loro pensiero politico, vengono affrontate più tematiche, come ad esempio il dissidio tra Garibaldi e Mazzini circa la Convenzione del settembre 1864 e le successive ipotesi ed azioni per liberare Roma e darla all’Italia, o il contrasto tra la Massoneria e il Vaticano sulla celebrazione del XX settembre, che, proclamata festa nazionale nel 1895, avrebbe visto contrapposti perennemente il mondo laico e quello cattolico, contrasto accentuato dalla soppressione della stessa a seguito del Concordato del 1929 e poi dal suo mancato ripristino nel 1947. Ma leggiamo anche alcuni concetti che apparentemente propri dell’epoca attuale, trovano riscontro anche nel passato, come la forte critica espressa da Giovanni Preziosi contro il “cumulismo”, ovvero contro il fenomeno assai diffuso del cumulo degli incarichi e delle presidenze. Triste costume distorto della nostra attualità, il pubblicista ne parla duramente attraverso le colonne di una rivista da lui fondata e diretta negli anni Trenta, “La Vita Italiana”.

Morale pubblica, e anche privata, affrontata in importanti campagne di stampa da parte di un periodico decisamente anticonformista e indipendente, tra i più importanti dell’epoca, quale “Il Mondo” di Pannunzio nel secondo dopoguerra. La rivista divenne in breve tempo un centro di aggregazione delle istanze politiche e intellettuali del periodo che la resero, di fatto, un soggetto politico informale che, dall’esterno delle istituzioni, si pose come interlocutore privilegiato, seguendo il concetto liberale del giornalismo come potere autonomo e critico, non servile verso i potenti. O ancora, come il concetto di “intervento preventivo”, famoso ai nostri giorni per l’azione bellica mossa dagli Usa contro l’Iraq nel 2003, ma già dibattuto da Rosselli che prospettava esplicitamente la possibilità, se non l’auspicabilità, di una guerra preventiva dei Paesi democratici europei quali Francia e Inghilterra contro la Germania nazista e l’Italia fascista, e ancor prima da Turati che, seppur non precisando di alludere a interventi militari, parlava di boicottaggio politico ed economico da parte degli altri Stati.

Un’altra tematica che riguarda due saggi è quella del dibattito tra interventisti e neutralisti nella Grande guerra, con uno dedicato alla figura dell’umbro Francesco Paoloni, considerato il primo socialista interventista italiano, e l’altro al marchigiano Filippo Corridoni, esponente tra i più significativi del sindacalismo rivoluzionario.

Nel volume vengono inoltre messi in luce anche aspetti ed episodi singolari, come l’inaspettata grande ammirazione di uno dei padri del socialismo come Turati per Cavour: dai suoi scritti emerge un convinto e ripetuto giudizio di grande apprezzamento verso il più autorevole uomo di governo e massimo rappresentante del liberalismo italiano dell’Ottocento. O come l’organizzazione nel 1900, di un contro-giubileo della massoneria guidata da Ernesto Nathan in polemica con quello cattolico indetto da Leone XIII. O come l’interessante rivelazione di come nacque nel 1961, il progetto della prima Marcia della pace Perugia-Assisi, e di come venne convinto a prendervi parte Aldo Capitini, figura simbolo del pacifismo italiano.

I saggi, pur nella varietà degli argomenti trattati, hanno un filo conduttore: l’approfondimento di aspetti poco noti, o controversi, del pensiero o dell’azione dei personaggi presi in esame, in un volume scritto in maniera estremamente chiara affinché possa migliorare la conoscenza e suscitare l’interesse verso la storia contemporanea non solo degli studiosi ma anche dei non addetti ai lavori.

Alessio Pizziconi